5 provaaaaa^^
Nella casa dominava il caos. I pavimenti fino a poco prima lucidi erano sporchi di sangue e di terra. Gli estranei erano entrati sfondando il portone d'ingresso. Ania stava dormendo nel suo grande letto ed era sta svegliata da quel grande tonfo delle porte di legno che si aprivano violentemente. Si era precipitata nella stanza dei genitori. Ma lì non c'era nesuno. Iniziò a piangere. Cosa stava accadendo? di sotto stava siuccedendo qualcosa! Impaurita si strinse nella sua vestaglia di cotone rosa e scese le scale ppoggiandosi al corrimano oro. Aveva 9 anni.
Scendendo il primo tratto di scale non vide più di tanto. Il grande quadro sulla parete destra era stato graffiato e sporcato con...del sangue? Ania si portò le mani al viso per non vedere. Voleva scappare da lì, voleva che tutto fosse solo un brutto incubo ma come poteva essere un incubo se tutto era così reale. Così reale come i corpi dei suoi genitori quelache passo più avanti, supini a terra, il volto girato a guardare nel vuoto, un rivolo di sangue che scendeva dalla bocca di entrambi e il petto di suo padre squarciato e immerso in una pozza di sangue poco distante da sua madre. Ania urlò. urlò talmente forte che la gola le bruciò. Ma come poteva preoccuparsi del bruciore alla gola se in quel momento l'unica cosa che vedeva di fronte ai suoi occhie rano i cadaveri delle persone che amava di più al mondo. Come poteva persare di scappare, di smettere di urlare, di mettersi in salvo?
Poi un uomo, un vampiro! Ania cadde a terra facendo un passo indietro inciampò nel primo scalino che aveva appena sceso. L'uomo la fissava con un sorriso malvagio, un ghigno che la prendeva in giro e lei, bambina di 9 anni qual'era, non poteva fare nient'altro che scappare, fuggire. Girò la testa per non vedere i cadaveri, per non vedere l'uomo che rideva, e che con un calcio girò il corpo di sua madre. Cosa poteva fare Ania? Una rabbia accecante le saliva dal cuore, ma scontrarsi contro quell'uomo sarebbe stato solo che un suicidio!
vergognandosi del suo comportamento, di lasciare i suoi genitori nelle mani di quell'uomo scappò al corridoio di destra. l'uomo la seguì camminando e si fermò a parlare con altri uomini, si fermarono nella stanza che usavano per suonare insieme il pianoforte...
<<il sotterraneo!>> esclamò Ania spalancando gli occhi in un attimo di illuminazione. Adesso che l'atrio era libero poteva alzare il tappeto e rifugiarsi lì sotto!
Saettò nel salone principale sentendo ancora le voci degli uomini che ridevano vittoriosi nella sala del pianoforte.
Si sbrigò ad alzare il tappeto e a calarsi giù per la botola, prese un lembo del tappeto e chiudendo la botola sopra la sua testa coprì il coperchio per nascondere l'apertura. Si nascose sotto la scalinata che portava lì sotto...E aspettò...Aspettò che tutto finisse, che sua madre venisse a svegliarla portandola fuori da lì. Ma una voce nel suo subconscio, una voce maligna ma profondamente realista le sussurrò che tutto quello era la verità. I suoi genitori erano veramente morti assassinati, e la sua casa stava per venire fatta a pezzi sopra la sua testa, e lei non poteva fare nient'altro che nascondersi...Codarda..Codarda! Codarda!! le urlava la voce nella sua testa. smise di piangere dopo diversi minuti, quando non ebbe più la forza di essere disperata, e salì le scale uscendo dal nascondiglio.
Salì le scale e aprì la batola uscendo allo scoperto nell'atrio della sua casa. l'assalì lo sconforto...
I mobili, le statue e i quadri, tutto era stato portato via o distrutto. I cadaveri dei genitori erano stati portati via ma il sangue era ancora lì a terra.
La verità di quello che era l'assalì di nuovo, all'improvviso e Ania urlò, urlò forte, ancora...
...Finchè una mano non le coprì la bocca impedendole di far uscire qualsiasi suono. E la rabbia, la voglia di essere libera l'assiloro e lei tentò di dimenarsi, di contrastare quella persona. Ma vedendo che ogni suo sforzo era vano decise di lasciar perdere. Sarebbe morta anche lei come i suoi genitori? L'avrebbero uccisa? La sua vita sarebbe finita dopo solo 9 anni d'esistenza?
E invece calmandosi capì che la mano che la teneva bloccata e che le impediva di parlare era una mano gentile, una mano che non voleva uccidere, che portava conforto e comprensione.
Quando si calmò l'uomo la lasciò andare e Ania riuscì a voltarsi a vedere chi fosse.
Un ragazzo? Un bambino? Pareva poco più grande di lei, ma i suoi occhi tristi e compassionevoli la misero a suo agio.
per un pò stettero così a guardarsi. Ania non sapeva cosa fare. Aveva paura perchè si sentiva persa. ma c'era quel ragazzo lì...
<<come ti chiami?>> le chiese con voce gentile e sorridendo a malapena
<<ania>> rispose lei dopo un attimo di esitazione.
<<ania...Vieni con me. Questo posto è solo morte ormai>> disse con rassegnazione. Ripose la sua arma, una katana, nel fodero e le prese la mano.
Quella bambina gli appariva così persa. Aveva deciso di prenderla con sé. Infondo anche lui era solo, si sarebbero fatti compagnia. Anche se lei si sarebbe dovuta adattare.
Yoite salì al primo piano trascinandosi dietro la bambina. In quel momento ad Ania non sembrava più di stare in casa sua...Quella non poteva essere la sua casa
<<si sono portati via un bel pò di robba ma speriamo che qualche vestito te l'abbiano lasciato...>> borbottò Yoite entrando nella cameretta di Ania.
Anche quì c'era stata una battaglia, a terra c'era del sangue, ma non c'erano corpi.
Ania teneva la mano del ragazzo come se non l'avesse voluta lasciare mai più. In quel momento lui era il suo salvatore, un punto di riferimento. Si sarebbe fidata di lui, anche perchè non vedeva un'alternativa migliore.
<<yoite...>> lo chiamò a bassa voce. Quel ragazzo era poco più grande di lei, ma le appariva così grande e forte! <<cosa sarà di me adesso?>> Riscoppiò in lacrime.
Il ragazzo continuò a frugare nei cassetti prendendo le sue cose e buttandole in una busta. sembrava assorto in molti pensieri. <<verrai con me, vivrai con me e diventerai come me. Se non hai altri programmi questo è il tuo destino per adesso>> Non aveva parlato con prepotenza e Ania si asciugò le lacrime. In fondo non era più sola....Aveva un amico, un fratello...
Yoite la portò in una casetta lontanissima dalla sua. Dormì per la maggior parte del viaggio sulle spalle del ragazzo, esausta per quanto era accaduto.
La casetta le appariva così...Brutta!
Storse il naso quando entrò e Yoite le sorrise <<non è come casa tua lo sò, ma ti ci abituerai>>
Yoite l'aveva salvata, forse le avrebbe voluto anche bene. L'aveva tirata fuori da quell'inferno e lei gli sarebbe stata riconoscente in eterno. Passò poco tempo e Ania si abituò a quella che presto chiamò "casa". Yoite l'addestrò all'autodifesa e Ania, da bambina viziata e indifesa qual'era divenne una ragazza, una donna orgogliosa e tenace...Tutto grazie al suo Yoite....
Edited by darkvampire_ - 28/6/2009, 13:30