Iorin e Chiba

« Older   Newer »
  Share  
omina del pane
CAT_IMG Posted on 30/7/2009, 16:15




image


Nome: Iorin
Anni: 16
Razza: umana
Storia: Iorin si era sempre considerata la bambina più fortunata del mondo anche se i giochi che possedeva erano assai scarsi. Molto energica, sempre positiva, piena di gioia, viveva la sua vita serena, assieme ai suoi genitori che provavano un amore immenso verso la loro piccina. Per lei in ogni problema c'era una soluzione, non si scoraggiava mai. La sua volontà era impressionante: per quanto difficile si presentava una situazione raggiungeva sempre il suo scopo. Non piangeva mai, era l'orgoglio dei suoi genitori. Nessuno sapeva come faceva ma trovava sempre le parole giuste per consolare la gente. Ovunque andasse riusciva a farsi degli amici, stava simpatica a tutti. La sua famiglia era piuttosto povera questo però non sembrava turbare la loro felicità. Uscivano spesso tutti e tre insieme. Si divertivano facendo lunghe passeggiate, osservando il tramonto, raccogliendo funghi nel bosco che era situato poco distante dalla città o cantando assieme agli uccelli mentre osservavano il leggero movimento che facevano le foglie nelle giornate di vento. Tutto sembrava perfetto. Ma si sa che la perfezione non esiste. Qualche giorno dopo il dodicesimo compleanno di Iorin, infatti, accadde qualcosa che distrusse tutta la gioia di quei tre cuori puri. Accadde tutto piuttosto velocemente. Era una notte di luna piena. Iorin dormiva tranquilla sul suo letto. Quando, ad un certo punto, si svegliò. Faceva troppo caldo per essere una notte di primavera. Poi gli occhi si riempirono di terrore. Ampie lacrime le scendevano a causa del fumo che le impediva anche di respirare normalmente. Intrappolata tra le fiamme e in preda al panico cercava disperata i suoi genitori. Il suono delle sirene dei pompieri si faceva sempre più vicino, ma lei non ci faceva caso. Dopo poco apparve una sagoma dietro il fumo. Per un attimo i suoi occhi brillarono nella speranza di essere finalmente riuscita a trovare i suoi genitori ma poi una voce le intimò di stare calma, che tra poco sarebbe finito tutto, ma quella voce non la conosceva, non era di sua madre ne di suo padre. Poi il proprietario della voce la prese in braccio nel tentativo di portarla in salvo. Iorin era confusa e spaventata. Non voleva uscire, voleva prima ritrovare i suoi genitori così si mise ad urlare il loro nome. Dopo l'ennesimo urlo una fievole voce venne in risposta. era sua madre che cercava di calmarla e convincerla ad uscire da quell'inferno. Così Iorin decise di obbedire alla mamma e si fece portare via dal pompiere che la teneva tra le braccia. Qualche ora dopo l'incendio era dominato ma dopo Iorin ed il pompiere nessuno uscì più dall'abitazione. Si sentiva abbandonata, le mancavano perfino le forze per piangere. non capiva più niente, l'unica cosa che in quel momento le riempiva la testa erano le ultime parole della madre: amore non ti preoccupare, vai fuori con il pompiere, io e papà stiamo arrivando, stai tranquilla non ti lasciamo sola. Eppure questa volta la mamma di cui si fidava ciecamente l'avrebbe lasciata sola, in balia del mondo. La felicità che fino a quella notte le riempiva il cuore vene spazzata via come fa un tornado con una casa. Il giorno dopo Iorin venne portata a casa della zia che promise di prendersi cura di lei, ma a Iorin non importava. La sua vita era finita nel momento in cui i suoi genitori non avevano varcato quella soglia. Da quel giorno non fu più la stessa. Divenne cupa, chiusa, triste, piangeva ogni notte, era sciupata, non reagiva più, si fermava ancora prima che un problema si presentasse, non dimostrava un minimo interesse per la gente e l'ambiente che la circondava. La zia si sforzava di rendere le cose più semplici possibili alla ragazza e questo scatenata l'invidia dei cugini che la trattano male. ma niente, ne la dolcezza della zia, ne l'invidia dei cugini sembravano toccarla. Il suo corpo era come un guscio vuoto. L'unica decisione che prese dopo quel traumatico giorno fu che non avrebbe sofferto più. E per non soffrire non doveva più intrattenere rapporti con la gente. la sua filosofia era: meno sono affezionata ad una persona meno soffro. E questo era quello che intendeva fare e che fece. Poi, prima di compiere sedici anni la zia si ammalò gravemente e dovette ricoverarsi all'ospedale così i cugini di Iorin le addossarono la colpa della malattia e, ormai padroni della casa, decisero di cacciarla. Anche questo però non sembrò interessare a Iorin che presi dei vestiti a caso dall'armadio e messi in una piccola borsa si incamminò verso una meta invisibile. Il suo unico obiettivo era stare il più possibile lontano dalla gente.
Iorin ormai senza una casa passava le sue giornate seduta appoggiata ad un muro in un angolo di una strada. Non mangiava, non parlava con nessuno, dormiva quel poco che le bastava per non impazzire. La sua vita pareva non avere senso.
Qualche giorno dopo, però, una ragazza che passava di li si fermò a guardarla. Iniziò a farle delle domande ma Iorin non la ascoltava, intenta com'era a ripensare ai suoi genitori. Allora la ragazza, irritata dal comportamento di Iorin, se ne andò. Qualche ora dopo però, Yuya, la ragazza di prima, fece un altro giro per quelle strade per vedere se Iorin si trovava ancora in quel posto. Come era prevedibile non si era mossa nemmeno di un millimetro. Vedendola ancora li, Yuya fu presa dalla compassione e senza aprire bocca si avvicinò a Iorin, la prese per un braccio e iniziò a tirarla, in modo da costringerla ad alzarsi. Iorin non fece resistenza così Yuya la condusse senza fatica dentro ad un grande edificio. Per prima cosa le fece un bagno e le diede qualcosa da mangiare. Poi, uscì dalla stanza. Rientrò quasi un'ora dopo. Sul suo volto era impresso un grande sorriso e in mano teneva dei vestiti. Yuya tutta contenta e fiera di se si avvicinò a Iorin e piena di entusiasmo le annunciò che da quel giorno in poi sarebbe stata una studentessa del collegio Cross.


Attacco: la sua mente le permette di creare in poco tempo nuovi brillanti ed efficaci piani.
Difesa: una piccola pistola che le verrà data in dono dopo un incontro insolito con un individuo.
Attacco speciale: delle piccole sfere create da un vecchio amico del padre di Iorin che somigliano a delle caramelle ma che in verità sprigionano del fumo che annebbia la vista del nemico.
Difesa speciale: un braccialetto che tiene legato al polso da quando era piccola e che se usato nel modo giusto crea una sfera protettiva intorno a chi lo indossa. Questo braccialetto però può essere usato per un numero piuttosto ridotto di volte.
Cura speciale: la saliva di un animaletto che incontra per caso e che le starà sempre a fianco che annulla l’effetto del veleno e ferma la fuoriuscita di sangue dalle ferite.




image

Nome: Chiba
Anni: 17
Razza: umano
Storia: Chiba ragazzo ben educato e sempre disponibile nei confronti della famiglia. Di carattere piuttosto tranquillo e riservato. Il suo volto non faceva trasparire emozioni e raramente le sue labbra si aprivano in un sorriso. Terzo di cinque figli di una modesta famiglia. La sua infanzia passò in allegria anche se per certi aspetti nella solitudine. Certo, i giochi per divertirsi, la fantasia e la compagnia non mancavano ma l’assenza dei suoi genitori si faceva sentire. Sapeva anche lui che non era colpa loro e che non ci potevano fare niente e infatti non li incolpava, anzi, gli era grato per tutta la fatica che facevano per assicurare una buona vita a lui e ai suoi fratelli però nei suoi occhi si poteva notare una luce nostalgica. Probabilmente Chiba era quello che sentiva di più la mancanza dei genitori. I primi due figli infatti era felicemente sposati e con una nuova famiglia, gli ultimi due, invece, erano ancora piccoli e pensavano solo a divertirsi. Inoltre se si facevano male o qualcuno li prendeva in giro c’era sempre Chiba pronto a consolarli, mentre Chiba doveva sempre cavarsela da solo. A differenza di tutti gli altri ragazzi il momento dell’anno che Chiba aspettava con maggior desiderio non era il suo compleanno bensì la settimana in cui i suoi genitori prendevano le ferie e andavano tutti insieme in vacanza su una piccola isoletta, come una vera famiglia. Ma proprio quella settimana, la diciassettesima nella vita di Chiba qualcosa di inaspettato successe. Era .mattina, la casa era immersa nel silenzo. L’unico suono presente era il monotono e insistente ticchettio delle lancette dell’orologio che scandivano il tempo. Poi, tutto d’un tratto comparve dal nulla un suono molto sgradevole. Era una sirena che metteva tutti in allerta. La causa? Una probabile inondazione nel giro di poco tempo. Appresa la notizia tutta l’isola entrò nel panico. Alcune barche presenti nella costa vennero assalite. Ognuno pensava per se. L’importante era salvarsi, a scapito di chi, era superfluo. La famiglia di Chiba si sveglio di soprassalto. Si vestirono tutti in tempo record e prese le cose essenziali si diressero verso le barche attenti a non separarsi. La gente però era tanta e gli spintoni provenivano da ogni direzione. Fu inevitabile. La mano di Chiba e quella del fratello persero la stretta e Chiba fu trascinato su un’altra barca. Poi più nulla fino al risveglio. Un risveglio poco gradevole. Era il “capitano” della barca che gli verso in faccia una secchiata di acqua gelida. Il ragazzo fradicio, disorientato e confuso cercava di capire dov’era capitato mentre il “capitano” lo spingeva con modi alquanto scortesi verso la terra ferma. Mentre cercava di ricordare come era arrivato in quel posto si guardava attorno cercando un cartello o qualche cosa di familiare. Niente di niente. Sembrava una città fantasma, un’isola deserta. Le poche persone presenti erano rinchiuse nelle loro abitazioni ( anche se sinceramente somigliavano più a delle stalle malridotte), il vento soffiava molto forte e alzava un finissimo velo si sabbia che ostacolava la visuale. Senza un soldo, ne un posto dove andare il giovane avanzava verso un luogo migliore. Il suo obiettivo? Tornare a casa e riabbracciare la sua famiglia, la sua tranquillità.
Attraversò quello strano e deserto paesino e proseguì per qualche giorno in direzione est. Faceva molto caldo e nonostante avesse fatto molte pause durante il cammino era sfinito. Poi un grande edificio gli si parò davanti. Era molto carino e sembrava assai accogliente. Chiba allora decise di entrare a dare un'occhiata. Sul portone in legno era appesa una grande scritta: collegio Cross. Iniziò a guardarsi in torno in cerca di qualcuno a cui chiedere informazioni. In fondo al corridoio notò dei ragazzi di circa la sua età. Decise di provare a chiedere a loro se potevano indicargli dove avrebbe potuto trovare un responsabile. I giovani lo condussero in una stanza dove all'interno si trovava un uomo. Chiba all'inizio era molto imbarazzato ma l'uomo, che poi non era altri che il direttore del collegio, lo mise subito a suo agio offrendogli dei cioccolatini. La conversazione fu lunga. Chiba spiegò in modo molto dettagliato tutto quello che gli era capitato da quando iniziò a suonare la sirena mentre era in vacanza fino a quel momento. Non sapeva neanche lui precisamente a cosa gli sarebbe servito raccontare a quello sconosciuto la sua avventura ma lo fece comunque. La discussione si concluse con una proposta da parte dei direttore: dato che non hai un posto dove andare ti offro di restare in questa accademia. Qui ti troverai bene e non dovrai preoccuparti di niente. Inoltre i nostri insegnanti sono molto preparati quindi godrai di un'ottima istruzione. Sappi però che una volta iscritto dovrai portare a termini gli studi. Non ti sarà consentito lasciare la scuola a metà per rimetterti in viaggio a cercare la tua famiglia. Chiba ci pensò su per qualche istante. Valutò molto attentamente sia i lati positivi che quelli negativi. Infine accettò. Il direttore lo accompagnò nella sua stanza e gli diede una divisa. Da quel giorno per Chiba sarebbe iniziata una nuova vita piena di esperienze entusiasmanti.


Attacco: un’antica spada tramandata di padre in figlio al compimento dei diciassette anni
Difesa: è molto dotato nelle arti marziali quindi non gli servono armi particolari per difendersi, con la maggior parte dei nemici
Attacco speciale: dal retro della spada poteva venir estratto un pugnale con la punta avvelenata
Difesa speciale: bolle di sapone immobilizzanti. Immobilizzano l’avversario il tempo necessario per scappare e mettersi al sicuro
Cura speciale: uno strano infuso di erbe molto rare che gli da una vecchia signora come ringraziamento per averla aiutata nel suo locale

Edited by omina del pane - 1/9/2009, 15:55
 
Top
CAT_IMG Posted on 31/7/2009, 13:26
Avatar

Image Hosted by ImageShack.us
.....

Group:
Guardian
Posts:
4,020
Location:
Harajuku

Status:


La storia va bene, ma devi aggiungere quando e prechè i due decidono di entrare di entrare nel collegio Cross perchè il gdr parte proprio dall'entrata nella scuola
 
Top
omina del pane
CAT_IMG Posted on 31/7/2009, 14:12




ok capito. sarà fatto.
 
Top
omina del pane
CAT_IMG Posted on 31/7/2009, 15:59




o cercarto di fare del mio meglio. spero che ora possa andare :D aspetto qualche notizia. grazie mille :)
 
Top
CAT_IMG Posted on 4/8/2009, 22:06
Avatar

Image Hosted by ImageShack.us
.....

Group:
Guardian
Posts:
4,020
Location:
Harajuku

Status:


Ok passa pure alla prima prova
 
Top
omina del pane
CAT_IMG Posted on 17/11/2009, 22:51




paesaggi:

Iorin
Vicino a una piccola cittadina, sopra a una bassa collinetta sorgeva in mezzo alla natura, nei pressi di un boschetto la vecchia casa in legno abitata dalla famiglia di Iorin. Tutt’intorno animali di ogni tipo: conigli, uccelli, cervi, scoiattoli… vivevano in pace e tranquillità. Pioveva molto poco e nonostante i molti alberi la casa era sempre illuminata. Nell’aria fluttuava un delicato odore di rose accompagnato dal dolce cinguettio dei simpatici animaletti piumati che popolavano i rami dei più imponenti alberi. Macchine e inquinamento stavano alla larga da quel minuscolo paradiso terrestre. Quell’unica traccia dell’uomo, la modesta casetta sembrava essere perfettamente in sintonia con il resto del paesaggio. Era di un marrone molto chiaro, a due piani con il pavimento in pietra. All’interno, nonostante fosse priva di riscaldamento non faceva mai freddo. Gran parte degli oggetti come i mobili e il tavolo era di legno e molto numerose erano le finestre da cui entrava sempre molta luce. Al piano superiore, dopo un breve corridoio si raggiungevano due camere da letto entrambe molto colorate. Nel piano terra, invece, era collocato il bagno, la parte forse più moderna dell’intera abitazione e una cucinetta. Ai piedi dell’uscio era posizionato un tappeto che dava il benvenuto a tutti i visitatori. Sulla porta era appeso un biglietto che riportava la scritta: l’amore è importante, è la speranza dell’anima è la forza dell’uomo che permette di fare tutte le opere migliore. In questa casa l’aiuto non sarà mai negato.
Nonostante quel posto fosse piuttosto isolato e nascosto tutta la cittadina lo conoscevano. Era quasi un posto magico. Tutti quelli che si addentravano nel bosco per passare una giornata con la propria famiglia ne rimanevano affascinati. Il clima era completamente differente dalla città: il tempo sembrava non contare più, non c’era fretta, non c’era stress, e al loro posto comparivano la gioia, la spensieratezza. Nessuno si azzardava a inquinare quel luogo così prezioso a tutti. Nella casa di legno c’era una stanza che particolarmente preziosa per Iorin. In essa erano racchiusi molti momenti felici. Nella camera dei genitori amava molto distendersi nel grande letto a due piazze a leggere un bel libro. Per lei quel luogo era magica. Tutte le avventure nei libri potevano prendere vita. Nell’aria si sentiva il dolce profumo di agrumi, lo stesso che aveva la candida pelle della madre. Quanti ricordi magnifici riaffioravano nella mente della ragazza ogni volta che metteva piede dentro quella stanza: le notti passate nel letto assieme ai genitori, le risate che rallegravano le giornate, le storie emozionante che suo papà le raccontava ogni mattina prima di andare al lavoro, tutte le partite a carte che chissà come mai vinceva sempre lei. Tutti momenti indimenticabili. Inoltre quella stanza era molto preziosa perché ogni sera prima di andare a dormire la piccola famiglia si sedeva sul letto e si raccontavano a vicenda cosa era successo durante la giornata, scrivendo tutti assieme una specie di diario.
Un altro posto a lei caro era il giardino perché ogni volta vedeva sempre cose nuove, che la stupivano.Tentava di imitare il canto degli uccelli o di arrampicarsi nei rami più alti degli alberi. Era incantata dalla natura. Nell’aria aleggiava un forte profumo di resina per niente sgradito a Iorin. Appena si stendeva sul suo soffice letto i suoi occhi si chiudevano automaticamente e iniziava una nuova avventura nel mondo dei sogni.


Chiba
In un’isola lontana da tutto il resto si trova un piccolo villaggio turisti dall’aspetto molto accogliente, li Chiba passava ogni anno le sue vacanze. Era un paesaggio naturale e incontaminato, privo di strade in cemento o qualsiasi altra tecnologia. I sentieri in sabbie erano delimitati da piccoli arbusti. Fuori dai sentieri, nei pressi di un ruscello c’erano numerosi spazi verdi vivacizzati da coloratissimi fiori profumati e farfalle molto graziose. Oltre ai fiori sorgevano anche numerosi alberi che producevano meravigliosi e squisiti frutti. Il tocco gentile del vento accarezzava i teneri fili d’erba che si muovevano leggermente. Chiba amava la tranquillità di quei posti e spesso si distendeva sul tenero manto erboso perso nei suoi filosofici pensieri.
Le casette erano posizionate sulle coste, nei pressi del mare dove il terreno era più sabbioso. Per accedere ad ogni casetta era necessario salire una piccola scala. Il tetto era in paglia. L’abitazione era molto piccola: possedeva solo un bagno e delle camere. Esse erano poco arredate, adatta per passarci solo le vacanze. Una casa un po’ più grande sorgeva esattamente al centro dell’isola e a differenza delle altre possedeva un camino ed emanava un forte profumo di cibo che stuzzicava l’appetito . Era uno dei luoghi preferiti di Chiba perché ogni giorno poteva passare allegramente i suoi pranzi assieme agli amici e soprattutto alla famiglia. In quei momenti il ragazzo non si sentiva più solo e sfoderava i suoi più sinceri sorrisi. Vedere tutte quelle persone riunite attorno a un tavolo lo rincuorava, gli faceva brillare di gioia gli occhi, gli dava la carica, l’energia sufficiente per passare serenamente le giornate. Il sole non mancava e il cielo era di uno intentissimo azzurro. La temperatura era sempre piuttosto alta ma non c’era mai umidità e nonostante tutto era un caldo piacevole. Di notte si sentiva il cicalio dei grilli e nelle sere più movimentate l’infrangersi delle onde sugli scogli. Solo gli animali più coraggiosi si facevano vedere dai turisti. Inoltre in alcune delle zone verdi erano presenti piccoli parchetti con altalene o corde per arrampicarsi. Come è possibile immaginare le altalene non erano molto moderne. Infatti esse erano costituite da gomme di automobili sostenute da corde legate ai rami degli alberi. Nell’aria fresca si poteva sentire l’odore della salsedine proveniente dal mare. Tra il giorno e la notte non c’era una grande escursione termica. L’acqua era assai pulita e sempre popolata da bambini che facevano il bagno allegramente. Il sole che tramontava nel mare lasciava il posto alle stelle accompagnate dalla profonda oscurità.
Chiba era perfettamente in sintonia con le meraviglie di quel luogo.


Edited by omina del pane - 19/11/2009, 15:43
 
Top
Sigra Cullen
CAT_IMG Posted on 19/11/2009, 10:14




in generale và bene, ma dovresti aggiungere le sensazioni che provano i tuoi personaggi vivendo nelle loro case, spiegare il xchè si trovano bene, i profumi che sentono ecc... capito?
 
Top
omina del pane
CAT_IMG Posted on 19/11/2009, 12:32




ok la farò grazie
 
Top
Sigra Cullen
CAT_IMG Posted on 20/11/2009, 11:54




ora ok passa pure alla prima prova
 
Top
8 replies since 30/7/2009, 16:15   149 views
  Share