Nome: Iorin
Anni: 16
Razza: umana
Storia: Iorin si era sempre considerata la bambina più fortunata del mondo anche se i giochi che possedeva erano assai scarsi. Molto energica, sempre positiva, piena di gioia, viveva la sua vita serena, assieme ai suoi genitori che provavano un amore immenso verso la loro piccina. Per lei in ogni problema c'era una soluzione, non si scoraggiava mai. La sua volontà era impressionante: per quanto difficile si presentava una situazione raggiungeva sempre il suo scopo. Non piangeva mai, era l'orgoglio dei suoi genitori. Nessuno sapeva come faceva ma trovava sempre le parole giuste per consolare la gente. Ovunque andasse riusciva a farsi degli amici, stava simpatica a tutti. La sua famiglia era piuttosto povera questo però non sembrava turbare la loro felicità. Uscivano spesso tutti e tre insieme. Si divertivano facendo lunghe passeggiate, osservando il tramonto, raccogliendo funghi nel bosco che era situato poco distante dalla città o cantando assieme agli uccelli mentre osservavano il leggero movimento che facevano le foglie nelle giornate di vento. Tutto sembrava perfetto. Ma si sa che la perfezione non esiste. Qualche giorno dopo il dodicesimo compleanno di Iorin, infatti, accadde qualcosa che distrusse tutta la gioia di quei tre cuori puri. Accadde tutto piuttosto velocemente. Era una notte di luna piena. Iorin dormiva tranquilla sul suo letto. Quando, ad un certo punto, si svegliò. Faceva troppo caldo per essere una notte di primavera. Poi gli occhi si riempirono di terrore. Ampie lacrime le scendevano a causa del fumo che le impediva anche di respirare normalmente. Intrappolata tra le fiamme e in preda al panico cercava disperata i suoi genitori. Il suono delle sirene dei pompieri si faceva sempre più vicino, ma lei non ci faceva caso. Dopo poco apparve una sagoma dietro il fumo. Per un attimo i suoi occhi brillarono nella speranza di essere finalmente riuscita a trovare i suoi genitori ma poi una voce le intimò di stare calma, che tra poco sarebbe finito tutto, ma quella voce non la conosceva, non era di sua madre ne di suo padre. Poi il proprietario della voce la prese in braccio nel tentativo di portarla in salvo. Iorin era confusa e spaventata. Non voleva uscire, voleva prima ritrovare i suoi genitori così si mise ad urlare il loro nome. Dopo l'ennesimo urlo una fievole voce venne in risposta. era sua madre che cercava di calmarla e convincerla ad uscire da quell'inferno. Così Iorin decise di obbedire alla mamma e si fece portare via dal pompiere che la teneva tra le braccia. Qualche ora dopo l'incendio era dominato ma dopo Iorin ed il pompiere nessuno uscì più dall'abitazione. Si sentiva abbandonata, le mancavano perfino le forze per piangere. non capiva più niente, l'unica cosa che in quel momento le riempiva la testa erano le ultime parole della madre: amore non ti preoccupare, vai fuori con il pompiere, io e papà stiamo arrivando, stai tranquilla non ti lasciamo sola. Eppure questa volta la mamma di cui si fidava ciecamente l'avrebbe lasciata sola, in balia del mondo. La felicità che fino a quella notte le riempiva il cuore vene spazzata via come fa un tornado con una casa. Il giorno dopo Iorin venne portata a casa della zia che promise di prendersi cura di lei, ma a Iorin non importava. La sua vita era finita nel momento in cui i suoi genitori non avevano varcato quella soglia. Da quel giorno non fu più la stessa. Divenne cupa, chiusa, triste, piangeva ogni notte, era sciupata, non reagiva più, si fermava ancora prima che un problema si presentasse, non dimostrava un minimo interesse per la gente e l'ambiente che la circondava. La zia si sforzava di rendere le cose più semplici possibili alla ragazza e questo scatenata l'invidia dei cugini che la trattano male. ma niente, ne la dolcezza della zia, ne l'invidia dei cugini sembravano toccarla. Il suo corpo era come un guscio vuoto. L'unica decisione che prese dopo quel traumatico giorno fu che non avrebbe sofferto più. E per non soffrire non doveva più intrattenere rapporti con la gente. la sua filosofia era: meno sono affezionata ad una persona meno soffro. E questo era quello che intendeva fare e che fece. Poi, prima di compiere sedici anni la zia si ammalò gravemente e dovette ricoverarsi all'ospedale così i cugini di Iorin le addossarono la colpa della malattia e, ormai padroni della casa, decisero di cacciarla. Anche questo però non sembrò interessare a Iorin che presi dei vestiti a caso dall'armadio e messi in una piccola borsa si incamminò verso una meta invisibile. Il suo unico obiettivo era stare il più possibile lontano dalla gente.
Iorin ormai senza una casa passava le sue giornate seduta appoggiata ad un muro in un angolo di una strada. Non mangiava, non parlava con nessuno, dormiva quel poco che le bastava per non impazzire. La sua vita pareva non avere senso.
Qualche giorno dopo, però, una ragazza che passava di li si fermò a guardarla. Iniziò a farle delle domande ma Iorin non la ascoltava, intenta com'era a ripensare ai suoi genitori. Allora la ragazza, irritata dal comportamento di Iorin, se ne andò. Qualche ora dopo però, Yuya, la ragazza di prima, fece un altro giro per quelle strade per vedere se Iorin si trovava ancora in quel posto. Come era prevedibile non si era mossa nemmeno di un millimetro. Vedendola ancora li, Yuya fu presa dalla compassione e senza aprire bocca si avvicinò a Iorin, la prese per un braccio e iniziò a tirarla, in modo da costringerla ad alzarsi. Iorin non fece resistenza così Yuya la condusse senza fatica dentro ad un grande edificio. Per prima cosa le fece un bagno e le diede qualcosa da mangiare. Poi, uscì dalla stanza. Rientrò quasi un'ora dopo. Sul suo volto era impresso un grande sorriso e in mano teneva dei vestiti. Yuya tutta contenta e fiera di se si avvicinò a Iorin e piena di entusiasmo le annunciò che da quel giorno in poi sarebbe stata una studentessa del collegio Cross.
Attacco: la sua mente le permette di creare in poco tempo nuovi brillanti ed efficaci piani.Difesa: una piccola pistola che le verrà data in dono dopo un incontro insolito con un individuo.Attacco speciale: delle piccole sfere create da un vecchio amico del padre di Iorin che somigliano a delle caramelle ma che in verità sprigionano del fumo che annebbia la vista del nemico.Difesa speciale: un braccialetto che tiene legato al polso da quando era piccola e che se usato nel modo giusto crea una sfera protettiva intorno a chi lo indossa. Questo braccialetto però può essere usato per un numero piuttosto ridotto di volte.Cura speciale: la saliva di un animaletto che incontra per caso e che le starà sempre a fianco che annulla l’effetto del veleno e ferma la fuoriuscita di sangue dalle ferite.Nome: Chiba
Anni: 17
Razza: umano
Storia: Chiba ragazzo ben educato e sempre disponibile nei confronti della famiglia. Di carattere piuttosto tranquillo e riservato. Il suo volto non faceva trasparire emozioni e raramente le sue labbra si aprivano in un sorriso. Terzo di cinque figli di una modesta famiglia. La sua infanzia passò in allegria anche se per certi aspetti nella solitudine. Certo, i giochi per divertirsi, la fantasia e la compagnia non mancavano ma l’assenza dei suoi genitori si faceva sentire. Sapeva anche lui che non era colpa loro e che non ci potevano fare niente e infatti non li incolpava, anzi, gli era grato per tutta la fatica che facevano per assicurare una buona vita a lui e ai suoi fratelli però nei suoi occhi si poteva notare una luce nostalgica. Probabilmente Chiba era quello che sentiva di più la mancanza dei genitori. I primi due figli infatti era felicemente sposati e con una nuova famiglia, gli ultimi due, invece, erano ancora piccoli e pensavano solo a divertirsi. Inoltre se si facevano male o qualcuno li prendeva in giro c’era sempre Chiba pronto a consolarli, mentre Chiba doveva sempre cavarsela da solo. A differenza di tutti gli altri ragazzi il momento dell’anno che Chiba aspettava con maggior desiderio non era il suo compleanno bensì la settimana in cui i suoi genitori prendevano le ferie e andavano tutti insieme in vacanza su una piccola isoletta, come una vera famiglia. Ma proprio quella settimana, la diciassettesima nella vita di Chiba qualcosa di inaspettato successe. Era .mattina, la casa era immersa nel silenzo. L’unico suono presente era il monotono e insistente ticchettio delle lancette dell’orologio che scandivano il tempo. Poi, tutto d’un tratto comparve dal nulla un suono molto sgradevole. Era una sirena che metteva tutti in allerta. La causa? Una probabile inondazione nel giro di poco tempo. Appresa la notizia tutta l’isola entrò nel panico. Alcune barche presenti nella costa vennero assalite. Ognuno pensava per se. L’importante era salvarsi, a scapito di chi, era superfluo. La famiglia di Chiba si sveglio di soprassalto. Si vestirono tutti in tempo record e prese le cose essenziali si diressero verso le barche attenti a non separarsi. La gente però era tanta e gli spintoni provenivano da ogni direzione. Fu inevitabile. La mano di Chiba e quella del fratello persero la stretta e Chiba fu trascinato su un’altra barca. Poi più nulla fino al risveglio. Un risveglio poco gradevole. Era il “capitano” della barca che gli verso in faccia una secchiata di acqua gelida. Il ragazzo fradicio, disorientato e confuso cercava di capire dov’era capitato mentre il “capitano” lo spingeva con modi alquanto scortesi verso la terra ferma. Mentre cercava di ricordare come era arrivato in quel posto si guardava attorno cercando un cartello o qualche cosa di familiare. Niente di niente. Sembrava una città fantasma, un’isola deserta. Le poche persone presenti erano rinchiuse nelle loro abitazioni ( anche se sinceramente somigliavano più a delle stalle malridotte), il vento soffiava molto forte e alzava un finissimo velo si sabbia che ostacolava la visuale. Senza un soldo, ne un posto dove andare il giovane avanzava verso un luogo migliore. Il suo obiettivo? Tornare a casa e riabbracciare la sua famiglia, la sua tranquillità.
Attraversò quello strano e deserto paesino e proseguì per qualche giorno in direzione est. Faceva molto caldo e nonostante avesse fatto molte pause durante il cammino era sfinito. Poi un grande edificio gli si parò davanti. Era molto carino e sembrava assai accogliente. Chiba allora decise di entrare a dare un'occhiata. Sul portone in legno era appesa una grande scritta: collegio Cross. Iniziò a guardarsi in torno in cerca di qualcuno a cui chiedere informazioni. In fondo al corridoio notò dei ragazzi di circa la sua età. Decise di provare a chiedere a loro se potevano indicargli dove avrebbe potuto trovare un responsabile. I giovani lo condussero in una stanza dove all'interno si trovava un uomo. Chiba all'inizio era molto imbarazzato ma l'uomo, che poi non era altri che il direttore del collegio, lo mise subito a suo agio offrendogli dei cioccolatini. La conversazione fu lunga. Chiba spiegò in modo molto dettagliato tutto quello che gli era capitato da quando iniziò a suonare la sirena mentre era in vacanza fino a quel momento. Non sapeva neanche lui precisamente a cosa gli sarebbe servito raccontare a quello sconosciuto la sua avventura ma lo fece comunque. La discussione si concluse con una proposta da parte dei direttore: dato che non hai un posto dove andare ti offro di restare in questa accademia. Qui ti troverai bene e non dovrai preoccuparti di niente. Inoltre i nostri insegnanti sono molto preparati quindi godrai di un'ottima istruzione. Sappi però che una volta iscritto dovrai portare a termini gli studi. Non ti sarà consentito lasciare la scuola a metà per rimetterti in viaggio a cercare la tua famiglia. Chiba ci pensò su per qualche istante. Valutò molto attentamente sia i lati positivi che quelli negativi. Infine accettò. Il direttore lo accompagnò nella sua stanza e gli diede una divisa. Da quel giorno per Chiba sarebbe iniziata una nuova vita piena di esperienze entusiasmanti.
Attacco: un’antica spada tramandata di padre in figlio al compimento dei diciassette anni Difesa: è molto dotato nelle arti marziali quindi non gli servono armi particolari per difendersi, con la maggior parte dei nemiciAttacco speciale: dal retro della spada poteva venir estratto un pugnale con la punta avvelenataDifesa speciale: bolle di sapone immobilizzanti. Immobilizzano l’avversario il tempo necessario per scappare e mettersi al sicuroCura speciale: uno strano infuso di erbe molto rare che gli da una vecchia signora come ringraziamento per averla aiutata nel suo locale Edited by omina del pane - 1/9/2009, 15:55