Shion & Ren

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~Chocola Meilleur°
CAT_IMG Posted on 31/7/2009, 20:40




Nome: Shion Serizawa
Razza: Ex-umana
Età: 18 anni
Commento: "Il periodo più bello della mia vita lo vissi al fianco dei miei amati genitori. Due persone eccezionali che mi trattarono sempre con riguardo, circondandomi di amore e affetti. Non mi fecero mai mancare nulla dai beni materiali, come le bambole di cui disponevo un'intera collezione, all'amore. Purtroppo quei momenti di beatitudine e spensieratezza durarono ben poco e la mia vita da "principessa" fu messa in pericolo proprio il giorno del mio ottavo compleanno. Era una notte d'inverno e la festa stava per cominciare. Gli ospiti soggiornavano in salotto sorseggiando allegramente calici ricolmi di fresco champagne e conversavano in attesa di porgermi i loro più sentiti auguri. Tuttavia quella sera stessa non scesi le numerose scale che conducevano al salone nè incontrai gli invitati poichè una bestia dall'aspetto umano entrando di soppiato nella stanza in cui i miei si stavano agghindando, li azzannò affondando gli acuminati canini alla giugulare nutrendosi del sangue finchè non vidi i loro corpi privi di vita cadere ai suoi piedi. Quella notte le mie urla risuonarono per tutta la casa gettando panico fra gli ospiti che accorsero a vedere cosa fosse successo. Non appena entrarono videro la stanza completamente a soqquadro, il pavimento in marmo macchiato di rosso vivo e la finestra spalancata da cui entrava un'aria gelida. Dopo quella notte la mia vita prese una terribile indelebile piega che mi avrebbe segnata per sempre. Mi risvegliai il mattino seguente in una stanza lussuosa ed incantevole composta di un letto con baldacchino rosso e una specchiera. Sussultai, accorgendomi di essere stata rapita. Ma da chi? Frammenti di scene sanguinolente occuparono la mia mente di bambina terrorizzandomi, poi la porta della camera si aprì lentamente e un uomo entrò. Il suo aspetto era a dir poco attraente ma l'espressione dipinta sul suo volto diafano incuteva solo terrore. Si avvicinò a me sorridendomi per rassicurarmi, poi lo vidi sfilarsi i pantaloni e distendermi con cura sul letto. La mia paura crebbe non sapendo quali fossero le sue intenzioni, però lui cercò di calmarmi ancora una volta sussurrandomi all'orecchio che si trattava di un gioco. Fu così che cominciò ad abusare di me, godendo ed inebriandosi dei miei lamenti e pianti a dirotto.
Più volte tentai di fermarlo ma pareva impossibile. Nelle volte in cui pensai di ucciderlo fui sempre ostacolata da lui stesso il quale per punirmi mi seviziava e mi stuprava senza pietà. Solo una cosa mi dava da pensare, il fatto che essendo un vampiro non avesse mai tentato di uccidermi, così come aveva fatto con i miei genitori.
All'età di sedici anni scoprii di essere incinta e fu allora che spaventata fuggii di casa lontano da tutti, lontano dal mondo. Iniziai a vagabondare come una miserabile per le strade squartando le piccole e luride bestiole che si aggiravano in quei tetri vicoli dove spesso si apposatavano mendicanti o prostitute. Mentre riflettevo sulla mia attuale condizione sentivo il mio corpo mutare di giorno in giorno ed appesantirsi sempre più. Non dovevo lasciare che quella creatura crescesse dentro di me, una creatura figlia di un lurido bastardo che si era divertito a violentarmi solo per soddisfare la sua indole animalesca.
Feci ritorno al suo palazzo due mesi dopo aver abortito approfittando del fatto che dormisse mi diressi in soggiorno dove riposava lieto sul soffice divano. Rimasi a guardarlo schifata nella speranza di escogitare il miglior piano per annientarlo. D'un tratto rammentai che non molto tempo fa, finendo per sbaglio nel suo studio, avevo intravisto una spada adagiata con cura in una bara di cristallo. Svelta ma soprattutto in silenzio me ne impossessai e non appena raggiunsi il salotto lo colpii ripetutamente senza esitare e ridendo come una forsennata mentre schizzi di sangue ricadevano di getto sui vestiti e sulla mia pelle. Non ricordo esattamente quante volte lo ferii al cuore, ricordo solo di essermi sentita finalmente libera:
Riposa in pace, viscido verme malato di sesso!
A quelle parole così forti e dure accompagnai un ultimo gesto. Col sorriso sulle labbra, gli tirai giù i pantaloni e gli scoprii la zona intima. Nel vederlo così impotente e piegato in due dal dolore gridare pietà, la soddisfazione in me crebbe mutandosi in estasi. Prima ancora di colpirlo, con una mano al petto si alzò e afferrando per la nuca mi morse al collo. Sentivo litri di sangue penetrare nella sua gola, però il mio improvviso gesto lo rese di nuovo inerme. Con un colpo secco lo privai dei suoi attributi poi lasciando cadere la spada fuggii.
Non appena compii diciotto anni decisi di iscrivermi al Collegio Cross e di continuare gli studi. Avevo sentito nominare quell'istituto da una studentessa che avevo per caso incontrato per strada. Mi aveva parlato molto bene di quella scuola che pareva ospitare sia vampiri che umani. L'idea che anche quelle spregievoli bestie frequentassero quella scuola non fece che alimentare la mia sete di vendetta. Pur avendo ucciso quell'essere ributtante, vendicando così i miei cari, non mi sentivo affatto a mio agio sapendo che avrei vissuto a stretto contatto con quelle orride creature, e ora che mi ero tramuta non per mia volontà in uno di loro, ero giunta ad odiare persino me stessa. "

Attacco: La leggendaria spada di suo padre tramandata di padre in figlio così come da intere generazioni e secondo tradizione. Attraverso questa potente arma, avrebbe messo fine ai perenni omicidi compiute da quelle orride creature, che non per loro volontà devono nutrirsi di sangue di poveri innocenti per sopravvivere...ed ora anche lei apparteneva come loro a questo ingiusto destino.
Difesa: La sua agilità le permette di muoversi veloce come un razzo e di schivare qualsiasi tipo di attacco. Si potrebbe quasi pensare ad una forma di materializzazione, in verità è talmente veloce da darne l'impressione.
Attacco Speciale: E' in grado di controllare oggetti e persone grazie alle sue facoltà mentali, manipolandole a suo piacimento. Se si tratta di semplici oggetti può scaraventarli contro il nemico, ma ben più doloroso è il controllo delle menti altrui. Può distruggere attraverso i pensieri chiunque le si pari davanti.
Difesa speciale:
Il suo dolce canto da sirena può incantare un semplice essere umano grazie alla sua soave voce, ma può essere letale per un vampiro o creatura simile. Esso per loro risulta un urlo straziante che riesce filtrare persino attraverso le dita con cui di solito occludono le orecchie.
Cura Speciale: Capture mind (si fortifica captando i pensieri di chi la circonda)


Nome: Ren
Cognome: Kinamoto
Razza: Diurno
Età: 18 anni
Commento: "Non possiedo una vera e propria infanzia, anzi, a dire il vero, non ricordo neanche se ne ho mai posseduta una. Tutto ciò che in genere un ragazzino ha il piacere di ricordare e mantenere vivo una volta cresciuto, per me è morto e sepolto in qualche angolo nascosto della mia mente. E tutto ciò non involontariamente, sia chiaro, ma per mia volontà.
Dopo il terribile incidente dei miei genitori - all'epoca avevo quattro anni - ho volutamente rimosso ogni piccola traccia del mio passato. Eppure ci sono cose che difficilmente si dimenticano...
Mi trovavo in macchina con loro, di ritorno da casa di zia Lela, quando un fuoristrada ci venne addosso smontando completamente il paraurti e facendo sbandare la Volkswagen di mio padre che andò a finire dritta contro la solida corteccia di un salice. Mio padre morì sul colpo mentre mia madre aveva un grosso taglio alla testa e un frammento di vetro conficcato nell'addome. Fu lei ad avvisare il pronto soccorso, ma non appena caricarono i nostri corpi sulle apposite barelle dirette all'ospedale, si spense tenendo serrata la mia manina nella sua che a poco a poco divenne fredda. Dopo quel trauma persi l'uso della parola e fui inviato ad un orfanotrofio a Kyoto. Trascorsi lì gran parte della mia infanzia e adolescenza. I miei parenti stretti non li rividi più dal giorno del funerale - anzi furono proprio loro a spedirmi in quel posto - e francamente neanche i miei andavano d'accordo con loro, mantenendosi sempre in disparte proprio per il loro malfamato egoismo. Chiunque mi vedesse, si teneva alla larga perchè considerato un istabile, un ritardato incapace di parlare come di intendere e volere. Passavo le mie giornate alla finestra ad osservare in silenzio i bambini giocare in cortile, divertendosi e manifestando la propria gioia attraverso grida e sorrisi. Io a stento muovevo le labbra e, incredibile ma vero, non riuscivo a versare alcuna lacrima. D'altronde non ricordo minimamente se piansi o meno al funerale dei miei genitori. Per molti medici e istitutori ero come una marionetta nelle loro mani. Privo di espressione così come di movimento.
Passarono gli anni e nonostante ciò nessuno si degno di adottarmi. Vedevo ogni giorno coppie da poco sposate desiderose di avere un bambino, recarsi lì e prenderne uno in affidamento. Solo una delle tante coppie che vennero a farci visita si mostrò inizialmente propensa ad accogliermi, ma la direttrice dell'istituto lo sconsigliò loro vivamente.
All'età di 16 anni, si presentò un uomo alto e slanciato, dai capelli biondi legati in una coda di cavallo; il suo sguardo pacifco nascosto all'ombra di due occhiali da vista. Anche lì la perfida donna provò a raggirarlo ma egli non si fece intimorire. Nel giro di poche ore camminavo al suo fianco spaesato e scombssolato verso un maestoso Istituto, conosciuto come il Collegio Cross. Egli era il direttore di quell'edificio scolastico e il suo nome rispondeva a Kaien Cross. Scoprii presto possedere una figlioccia di nome Yuuki, che mi aiutò a riprendere la parola dopo tutti quegli anni, insegnandomi il valore dell'amicizia."

Attacco: Bazuca ad elevata potenza, in grado di laciare colpi anche a grande distanza grazie al mirino di cui è dotato.
Difesa: Per mezzo di un lunghissimo e resitente bastone in legno d'acero riesce a schivare i colpi altrui. Durante il suo tempo passato al collegio ha avuto modo di esercitarsi e di esporre il suo corpo a durissimi allenamenti.
Attacco Speciale: Ha il dono della telecinesi, ovvero è in grado di muovere la materia col pensiero (micro e macro: spostare, sollevare, agitare, creare vibrazioni, girare, piegare, spezzare, o frantumare).
Difesa speciale: Scudo energetico (crea attorno a sè una barriera di energia per protteggersi)
Cura Speciale: Si rigenera e torna in forze se con sè possiede l'amianto, un metallo molto pregiato che ha l'effetto di donargli energia a sufficenza.

Casa Serizawa: "Una villetta a schiera di modeste proporzioni circondata da un rigoglioso prato verde su cui spuntavano ogni giorno tante piccole margheritine che adoravo cogliere e fraporre fra i miei capelli. Vista da fuori dava l'impressione di una casa per le bambole, tanta era la sua bellezza e semplicità. Non appena si varcava il portone in legno ricoperto di vernice bianca, ci si trovava davanti ad un ingresso, il cui pavimento in parquet risplendeva sempre di luce pura, che dava accesso alle stanze poste ai suoi lati. La prima stanza a destra era il salottino dove di solito papà sedeva sul divano con la pipa in bocca e un giornale fra le mani; a sinistra, in corrispondenza di quella, c'era la cucina ampia e illuminata dalla luce solare che filtrava dai vetri della finestra all'angolo. Come dimenticare un posto simile, al cui passaggio si rimaneva inebriati dai profumi che esalavano dai pentoloni ricolmi di squisite zuppe di verdure? Procendo lungo il corridoio, al termine di esso ci si trovava di fronte ad una serie di scale che portavano al piano superiore in cui si trovavano le rispettive camere da letto, la stanza degli ospiti ed uno dei due bagni. La prima visibile dopo aver compiuto la rampa di scale, era la mia cameretta: una stanza sempre ordinata e pulita, dalle pareti in rosa antico così come la trapunta del mio morbido letto. Di fianco alla scrivania, era disposta la mia collezione di bambole in porcellana racchiuse in una vetrinetta, mentre sotto di essa si trovava un tondo tavolino in legno ben lavorato su cui poggiava il mio servizio da tè. La camera dei miei genitori era molto semplice, per chi avesse dei gusti raffinati, ma davvero carina. Il letto posizionato al centro della stanza era in legno d'acero rivestito di soffici coperte dai colori chiari che richiamavano il colore delle pareti. Accanto alla porta vi era una specchiera con tutti gli effetti personali di mia madre: i suoi gioielli, la cipria e un carillion in ceramica di cui amavo ascoltare la sua melodia. I due bagni di cui disponevamo erano di diversa misura: nel primo c'erano un lavabo e una cabina per fare la doccia; nell'altro, il mio preferito e anche il più utilizzato, una bellissima vasca.
L'atmosfera di beatitudine e calore che quella abitazione offriva, durò solo pochi anni...
Con l'assassinio dei miei genitori non rimisi più piede nella mia casa natia, vivendo per dieci anni in un palazzo sfarzoso, che comunicava tristezza e terrore. Solo quando riuscì a liberarmi dalle vessazioni subite, e dalla schiavitù di quel vampiro, feci ritorno al luogo in cui ero nata, però con mio gran dispiacere venni a sapere che quella splendida villa era stata demolita per la costruzione di una scuola elementare."

Casa Kinamoto: "Ho vissuto per quattro anni in una casa che albergava nella periferia di Kyoto. Una casa piccola ma accogliente che poteva offrire tutte le comodità possibili e di cui si necessita. Disposta in con comitanza di altre casupole che davano sulla strada, essa era sprovvista di giardino e di cortile. Fortunatamente quella era una strada poco adibita al passaggio delle autovetture, dunque i ragazzi potevano tranquillamente giocarvi a pallone e i più piccoli scorrazzarvi in bicicletta. A vista d'occhio, poteva passare in osservato, dato che per costruzione e colore dell'intonaco era identica alle altre che l'affiancavano, però per me era la più bella che avessi mai visto. Essa era provvista di un piano cucina non appena si entrava dalla porta d'ingresso. Una cucina rudimentale seppur di misure pressochè ridotte. Di fronte si scorgeva un salottino composto di poltrone in pelle e di un tavolino in vetro su cui poggiava un posa cenere nero. Alle pareti erano appesi quadri di celebri pittori del secolo antecedente al nostro, che davano alla stanza un senso di allegria. Sempre seguendo la linea retta del lungo corridoio in fondo vi era il bagno, luminoso, le cui pareti erano realizzate in mattonelle lucidate monocromatiche, composto di cabina per la doccia, lavabo e lavatrice. Ricordo che le prime volte avevo il timore di andare in bagno per lo strano rumore prodotto dalla centrifuga in azione. Per fortuna la mamma mi spiegò che quell'aggeggio era del tutto innocuo e se rombava così era solo dovuto al lavaggio dei panni.
La stanza che più di tutte continua a vivere nella miemoria, è la camera dei miei genitori. Una stanza ampia luminosa che profumava di colonia, quell'intenso profumo che sentivo nel momento in cui per un motivo o per un altro mi ritrovavo in lacrime fra le braccia di mia madre. Il comò su cui erano disposti porta gioie e scatolette varie era tenuto in ordine da lei stessa, maniaca della pulizia. Mi piaceva guardarla mentre pettinava i suoi lunghi capelli dorati e dipingeva quelle labbra perfette di colore rosso. Rimanevo a guardarla per ore dietro la porta incantato dalla sua bellezza. Accanto c'era la mia camera da letto, di pochi metri quadri, sui cui muri c'erano improte di manine colorate che davano un ulteriore tocco infantile a quella stanza. Il letto ben sistemato dalle coperte azzurre con sopra ricamati tanti piccoli aeroplani che ricordavano il lavoro di aviatore svolto da mio padre. A quell'età sognavo di diventare come lui, forte e coraggioso...ora quelle speranze di bambino sono totalmente svanite.
Dopo la morte dei miei genitori, guardai ai sogni e al futuro con occhi diversi. Quell'innocenza e spensieratezza che dimorava nel mio corpo di bambino, si è trasformata in un rifiuto e un odio continuo."


Incontro: Al di fuori dei maestosi cancelli che circondano l'Accademia Cross, vi è un mondo all'apparenza normale dove ciascuno vive la propria vita in tutta tranquillità ignaro della perenne minaccia di orride creature sanguinarie che causano stragi per via del loro malessere, non avendo scelto quello stile di vita. Quella notte, una notte senza luna dove ogni cosa pareva avvolta in quel turbine nero costellato di tanti piccoli puntini luminosi, Ren aveva deciso di fare quattro passi per schiarirsi un po' le idee. La stradina su cui si mise in marcia era poco illuminata a causa dei pochi lampioni disposti in fila ai lati di essa. Nessun rumore. Tutto sembrava immerso in una calma apparente che incuteva timore. Gli unici rumori percettibili erano causati dal leggero fruscio delle foglie che oscillavano al suon dello spirare del vento in una spirale che a poco a poco si riduceva una volta toccato il suolo e il passo felpato del ragazzo. La strada completamente deserta dava un senso di malinconia dal momento che alcuna macchina la percorreva a tutta velocità come accadeva solitamente di giorno, dissestata e piena di fosse, dava l'impressione che fosse abbandonata ormai da anni, così come le case, le cui ante abbassate e mal ridotte presentavano strati di polvere tali da lasciar indurre che in esse ci fossero presenze umane. Tuttavia, più Ren andava avanti nel suo tragitto senza meta, più il rischio di incappare in qualche pericolo aumentava. D'un tratto si trovò ad attraversare un vicolo stretto, buio e fetido. Giunto lì si accorse di non essere più solo. Ad ogni angolo della ristretta stradina vi erano appostati a terra uomini ubriachi con in mano una bottiglia di alcol e i visi sporchi di terriccio. Gridavano frasi prive di logica e tendevano le mani in avanti come per invocare aiuto ai passanti. Schivando le loro bracciate, Ren procedette ancora incuriosito da quel luogo così particolarmente inquietante. Avanzando di qualche passo si ritrovò sommerso da un chiasso infernale prodotto all'interno di un pub. Era molto piccolo, composto di un certo numero di tavoli in legno d'ebano su cui sedevano soprattutto uomini di tutte le età a consumare il solito boccale di birra o, per quanto riguardava i giovani, a buttarsi direttamente sui super alcolici. Ma fu qualcos'altro ad attirare l'attenzione dello studente: un locale notturno situato di fronte al pub. Esso riportava in alto un'insegna di colore rosso con su scritto “Lolita” e dalla fessura della porta semi-aperta si intravedeva una moltitudine di luci sfavillanti e si udiva della musica a tutto volume. All'improvviso vide uscire da quella porta, una ragazza svestita, dai tacchi a spillo e una parrucca rosa confetto. Ciò che lo colpì fu il suo sguardo, il taglio dei suoi occhi lilla così perfetti. Era impossibile rimanere impassibili davanti a tanta bellezza. Ren si limitò ad osservarla, non sapendo cosa dire. Lei levò lo sguardo incontrando il suo, mentre si accendeva una sigaretta. Trascorsero pochi minuti, poi disse qualcosa che tramortì il ragazzo:
- Per oggi ho finito il turno. Non sono in vena di concedermi ancora!
Ren si sentì molto offeso da quanto disse Shion – il nome della ragazza – ma non osò aggiungere nulla. In fondo era sempre stato di poche parole. Un'improvvisa folata di vento soffiò nella loro direzione e dei due lei l'avvertì più forte, accovacciandosi per difendersi dall'aria fresca di quella sera.
- Tieni! disse Ren, liberandosi della sua giacca per poggiarla sulle spalle di Shion. Successivamente, la caricò sulle spalle e la portò diritta al Collegio, dal direttore. Lei si fece trasportare poggiando la testa sulla spalla di lui abbandonandosi in un sonno profondo.
(…)
Il giorno seguente Shion si risvegliò in una stanza mai vista prima e non ricordava assolutamente come diavolo c'era finita. Poi sentì la maniglia della girarsi e un giovane dall'aspetto familiare entrare. Ren si avvicinò e si sedette sul letto accanto a lei:
- Ti starai chiedendo perché sei qui! disse mantenendo l'aspetto serio di sempre.
- In verità mi domando chi sei tu! rispose lei indispettita.
- Ho chiesto al direttore dell'istituto di accettare la tua permanenza in questa scuola e d'ora in avanti soggiornerai qui spiegò Ren alzandosi e girovagando per la stanza con le mani in tasca.
Shion continuava a non capire, perché quello sconosciuto le avesse mostrato affetto senza ricevere nulla in cambio. Allora c'era ancora speranza? Dunque esisteva una ristretta cerchia di persone capaci di dare senza ricevere. Ciò la rese felice e sorridendogli senza aggiungere altro disse un semplice:
- Grazie!


Edited by ~Chocola Meilleur° - 8/8/2009, 11:16
 
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Sigra Cullen
CAT_IMG Posted on 4/8/2009, 08:08




molto bella passa pure alla prima prova che trovi nella tua classe.
 
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~Chocola Meilleur°
CAT_IMG Posted on 5/8/2009, 16:43




aggiornato il post con la descrizione del luogo in cui i pg si incontreranno ^^
Meglio di così non potevo fare XDD
 
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Sigra Cullen
CAT_IMG Posted on 6/8/2009, 07:22




chocola non devi descrivere il luogo dove loro s'incontreranno, anche se è fatto bene, ma devi descrivere le abitazioni dove vivevano i tuoi personaggi prima di arrivare al collegio, i profumi le sensazioni e tutto il resto capito? mi spiace ma è da rifare.
 
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~Chocola Meilleur°
CAT_IMG Posted on 6/8/2009, 11:50




eh cavoli...O_O
perdonate ancora una volta la mia tordaggine -.-
però nessuno mi aveva spiegato che si trattava del luogo in cui vivevano...
Modificato post! ù_ù
 
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Sigra Cullen
CAT_IMG Posted on 7/8/2009, 07:46




perfetta la quarta prova passa alla quinta quella dell'incontro tra i due personaggi ^^
 
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~Chocola Meilleur°
CAT_IMG Posted on 8/8/2009, 10:17




Ho postato anche la quinta prova!
 
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Sigra Cullen
CAT_IMG Posted on 8/8/2009, 12:05




fantastico ai finito le prove. passato un mese dall'iscrizione potrai entrare nel GDR
 
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7 replies since 31/7/2009, 20:40   235 views
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